giovedì 1 gennaio 2009

Bonifica: opportunità e pericoli

La nostra comunità è avvolta da una fitta nebbia depressiva, sembra che su Crotone ed i crotonesi si sia abbattuta una valanga di disgrazie e cattive notizie senza fine: mi permetto di dissentire e nonostante tutto sono convinto che per la nostra città si stiano aprendo nuove opportunità.
Finalmente il re è nudo. Il falso mito dell’industrialismo ad ogni costo è stato smascherato e scoprire i suoi nefasti danni rappresenta il primo necessario passo per costruire un futuro migliore. Per decenni le grandi fabbriche crotonesi hanno avvelenato l’ambiente ed attentato alla nostra salute nel silenzio assordante di quasi tutti. Quei pochi che denunciavano il delitto che si stava perpetrando venivano derisi e vilipesi. Oggi, per fortuna, non è più così. Chiunque abbia un minimo di istruzione e di cuore capisce che lo sviluppo contro la salute e l’ambiente non è vero sviluppo, che quella ricchezza non era vera ricchezza. Si può affermare che solo ora la nostra comunità esce dall’ignoranza, una ignoranza ostinata e cieca. E’ utile ricordare che fino a pochi anni fa quasi tutta la stampa, la classe dirigente politica e sindacale crotonese chiedeva a gran voce la Stoppani, e fu necessario un referendum per impedirne l’insediamento ! Oggi, per fortuna, non è più così. La stampa locale svolge un servizio di informazione puntuale sui disastri ecologici , i sindacati sono in prima linea nella difesa dell’ambiente, gran parte dei partiti di sinistra non si sognerebbe neppure di richiedere, per il nostro sviluppo, fabbriche pesanti ed inquinanti come la Pertusola, la Montecatini o la Cartiera, e, per ultimi, ma non in ordine di importanza, la magistratura e le forze dell’ordine stanno facendo un lavoro meritevole di tutta la nostra gratitudine per la repressione dei reati ambientali.
Quindi smettiamola col dire che si stava meglio prima, perché prima eravamo solo “fessi e contenti”. Ma non eravamo i soli ! Tutto il mondo aveva preso questo abbaglio, dappertutto l’industrialismo distruggeva il capitale naturale. A testimonianza di ciò basta scorrere l’elenco dei siti nazionali da bonificare: sarebbe grave credere che la nostra situazione sia la peggiore ( 2320 ettari da bonificare su un totale nazionale di 674.835), sarebbe un errore ed un falso. Il business delle bonifiche è proprio per questo uno dei più importanti e cospicui, come sanno bene gli ingegneri di Crotone che su questo hanno fatto un seminario apposito. Quindi è bene non perdere la testa e cercare di metter a profitto per la nostra comunità il sacrosanto indennizzo che verrà dalla bonifica, cercando di non incorrere in madornali errori, perché pericoli ce ne sono e non sono pochi. In primo luogo qui da noi c’è la ‘ndrangheta. Come sappiamo, la ‘ndrangheta non ha più la coppola ed i pantaloni di fustagno, ma è la prima impresa sul nostro territorio, con un apparato militare spietato, con una costellazione di aziende legali collaterali, con tentacoli nella politica e nelle istituzioni a tutti i livelli. E’ illusorio pensare che in un affare di centinaia di milioni di euro la ‘ndrangheta non voglia fare la parte del leone. Quindi la bonifica di Crotone richiede un impegno straordinario di tutto l’apparato di prevenzione, controllo e repressione dello Stato Italiano e la definitiva presa di distanza da parte delle istituzioni e associazioni imprenditoriali locali.
In secondo luogo non bisogna avere l’illusione che imprese e società improvvisate, cordate di faccendieri più o meno locali approntate all’ultimo o penultimo momento, possano gestire un affare di questa complessità e di queste proporzioni. Inutile dire bugie, non abbiamo le competenze necessarie, non siamo attrezzati né finanziariamente, né tecnologicamente, per essere il “core business” di questa operazione. Legittimamente a noi, alle nostre istituzioni, alla nostra comunità, ai comitati cittadini, spetta il controllo dell’indirizzo politico della bonifica, della sua coerenza con le linee di sviluppo locali, l’impegno ad assicurare la ricaduta occupazionale ed economica su Crotone ed il suo territorio, che potrà essere imponente. Come le grandi fabbriche avevano creato un indotto di molte piccole e medie imprese locali, così la bonifica dovrà fare altrettanto nei settori della chimica, della meccanica, dell’edilizia, dei trasporti e di quant’altro sarà pertinente ed utile.
Infine, è ora che si rifletta su un punto, e noi invitiamo tutti a farlo: un altro errore che dobbiamo evitare è quello di accettare a cuor leggero che tutto si riduca nello spostare di qualche chilometro tutta la schifezza ed i veleni del sito industriale, da Crotone a Giammiglione. La cura, in questo caso, potrebbe essere peggiore del male. Se bonifica deve essere non può significare spostare i rifiuti nello stesso territorio. I rifiuti devono andare altrove, solo così potremo dire di aver liberato il nostro territorio da questi veleni. Dove? Non lo so, ma ci verrebbe da dire di spostarli nella casa di chi ha inquinato! Esistono comunque luoghi già attrezzati in Italia e in Europa adatti ad accogliere rifiuti tossici e nocivi ed è lì che dovrebbero andare. Insomma, il business deve essere “ripulire”, non “fare altre discariche”. Una discarica di rifiuti tossici e nocivi, va da se che richiamerebbe rifiuti tossici e nocivi da ogni dove e saremmo punto e daccapo.
Insomma dalla bonifica può nascere nuovo lavoro e tanto, ma bisogna stare attenti e non deviare di un millimetro il timone dagli interessi generali del nostro territorio.
Francesco Zurlo
Portavoce Verdi Crotone

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