venerdì 11 luglio 2008

ESORTAZIONE ALLA GENTILEZZA

Mi sembra che uno dei problemi che ammorba la nostra quotidianità sia la cronica mancanza di gentilezza. Non è una questione di bon ton o di galateo. O per lo meno non solo questo. La gentilezza è un sentimento, un modo di comportarsi, che manifesta rispetto e riconoscimento per gli altri. Un modo di essere solidale, di condividere le piccole e grandi difficoltà della vita. Fosse anche il piccolo gesto di raccogliere da terra qualcosa che è caduto, di aggiungere un augurio ad un saluto, di rispondere ad un sorriso con un sorriso. Difficilmente la persona gentile sarà un deturpatore dell’ambiente, il suo è un modo di essere tramite cui si rapporta con il mondo. Ed il bello è che a trarne beneficio è immediatamente lui stesso. Perché aumenta la stima in se stesso. Curando quella sensazione che fa sentire in pace col mondo.
Nel bellissimo saggio di Piero Ferrucci “ La forza della gentilezza” si esplora questo sentimento in modo amorevolmente approfondito e se ne mettono in evidenza le tante sfaccettature: la Sincerità, il Rispetto, il Calore, la Fiducia, l’Empatia, la Pazienza, la Generosità, la Memoria, l’Umiltà, la Gratitudine, il Servizio, tutta una costellazione di buone pratiche per vivere meglio.
La parola Rispetto, ad esempio deriva dal latino “guardare, volgere l’attenzione” ed , in effetti, noi rispettiamo quando non siamo indifferenti, quando “vediamo” gli altri e porgiamo loro attenzione. Il massimo della mancanza di rispetto è non vedere, fare come se quella persona non esistesse, chi non si è sentito profondamente umiliato di fronte a queste persone che non “vedono”, che invadono impunemente gli spazi vitali degli altri perché non si accorgono che gli altri esistono.
Ma in fondo perché dovremmo essere gentili, cosa ci guadagniamo? Beh, tanto. In primo luogo nel campo dell’economia e degli affari, trattare bene il cliente, fidelizzarlo è la prima regola. Il commercio prospera dove prospera la pace. Uno dei più grandi impedimenti allo sviluppo economico è proprio la mancanza di gentilezza e rispetto nei rapporti tra imprese e tra imprese e consumatori. In certi settori, ad esempio il turismo, l’accoglienza, la ristorazione, la gentilezza, la scienza della gentilezza, è essenziale per assicurare servizi adeguati e competitivi. Fare attenzione che gli altri esistono ed hanno lo stesso nostro diritto ad essere rispettati è una regola aurea dell’arte del vivere, che ogni famiglia, ogni scuola, ogni comunità dovrebbe avere alla base dei suoi insegnamenti e delle sue azioni.
La nostra società è piena di violenza. Violenze piccole e grandi vengono quotidianamente eseguite su chi è più debole e indifeso. Alleanze di interessi egoistici sacrificano ogni giorno la vittima di turno. Chiedere a qualcuno di essere gentile vuol dire chiedergli di essere santo. No. Non si vuole dire che dobbiamo essere tutti Giobbe. La ribellione contro l’ingiustizia è un diritto umano sacrosanto, è quello che ha denunciato il delitto di schiavitù mettendola al bando della nostra civiltà.
Si tratta di dominare i sentimenti negativi della rabbia e della frustrazione e di incanalare questa energia in altre e positive direzioni, che in primo luogo ci facciano sentire meglio ed essere gentili fa sentire meglio. E’ molto bello quel film di Muccino “ la ricerca della felicità” che narra la storia vera di Chris Gardner, che pur in mezzo a tante difficoltà, non ha mai perso la stima e la dignità fino a trovare quel lavoro che poi gli ha dato il successo.
La realtà crotonese è difficile, per alcuni difficilissima, ma a nulla ci porterà procedere su questa china. Con questa maleducazione ostentata, dispensata ad ogni incrocio, ad ogni fila, in ogni ufficio o luogo di lavoro, ci renderemo solo la vita più complicata e ostile. Per non parlare dei rapporti politici e tra partiti politici che da tempo hanno abbandonato un sia pur minimo galateo istituzionale.
Leggevo una lettera al Crotonese, qualche settimana fa, di un lettore che aveva trovato la città trascurata, sporca, come se i suoi cittadini l’odiassero o per lo meno non l’amassero. E’ vero. Non siamo quei cittadini che scopano davanti l’uscio, che curano i giardini, non c’è un condominio che funziona, il bene pubblico è terra di nessuno, i muri dei palazzi piene di scritte incomprensibili se non per l’atto vandalico che descrivono, anche le nostre critiche sono sempre distruttive mai costruttive. Una comunità in guerra contro se stessa e la propria città. Questo significa fallimenti sociali ed educativi, famiglie che non funzionano e non educano i propri figli, scuole che non funzionano, politica ed economia che non funzionano. Non so se basti un atto gentile, una cortesia, per innescare un circolo virtuoso di sviluppo civile, economico, sociale, culturale, so che questa maleducazione dilagante non lo aiuta di certo e che anzi ci trascina sempre più in basso in vortici di povertà, illegalità, sottosviluppo. Non è escluso che la persona che riceve una gentilezza sia propensa ad essere migliore quel giorno e così via , fino a far succedere qualcosa di positivo; cari concittadini, non complichiamoci ulteriormente la vita, lasciamo aperta una porta alla speranza, cerchiamo di essere più gentili.
Francesco Zurlo

sabato 5 luglio 2008

ITALIETTA DEL TERZO MILLENNIO

“Sono tempi per vili, orgogliosi di esserlo” ( Erri De Luca – Corsera del 5/7/08)

La volgarità, la sciatteria, il superficiale tornaconto, ammorbano l’aria del “bel paese” ed il puzzo anche e soprattutto al sud ormai è fortissimo.
Un paese in cui la democrazia ormai è solamente retorica truffaldina, un paese con campi di concentramento che chiama elegantemente “centri di accoglienza”, in cui ognuno che ha un potere è un despota e che per avere quel potere ha dovuto dare prova di cinismo e viltà. Un paese in cui si sporca per vanto, si abbandona naturalmente il debole e il vecchio, si dimenticano i morti ancor prima di chiudere le bare. Un luogo in cui si posteggiano i bambini negli asili e nelle scuole perché i genitori ne hanno le palle piene. Un posto in cui giorno dopo giorno si sputa sulla bellezza e sull’arte del passato, un popolo il cui degrado morale si legge chiaramente sui muri delle città.
Una gara senza sosta tra chi è più furbo, dove è ammirato chi guadagna senza lavorare, dove vince chi più è indifferente e egoista.
E’ questo il paese che stiamo lasciando ai nostri figli ?
Ma fermatevi un attimo! Per carità fermatevi. Rivoluzionate i vostri cervelli, se ancora ne avete uno!
Fissate un momento in cui avete amato e amate ancora. Cogliete quel momento in cui avete fatto o ricevuto una gentilezza, portatelo per sempre con voi.
Ricordate che il Regno di Dio è dentro di voi, e magnificate questa verità.
Che il lavoro sia la vostra preghiera quotidiana, perdonate e santificate un nuovo inizio. Fate che il vostro cammino sia d’esempio per una generazione migliore.
Francesco Zurlo