La questione criminalità è ancora una volta al centro del dibattito in Calabria, come al solito sui media per qualche giorno se ne parlerà poi più niente. Colgo l’occasione per citare una ricetta che ha già funzionato, in un contesto diverso, ma certamente ugualmente drammatico, la New York degli anni ottanta, e che è conosciuta sotto il nome di “ Teoria delle Finestre Rotte”. In quel periodo la violenza e gli omicidi nella grande mela erano al massimo storico, oltre 2000 omicidi l’anno e 600.000 casi di gravi delitti, cifre che stanno ad indicare l’enormità del problema, una vera epidemia criminale.Poi, in un tempo relativamente breve, quelle cifre crollarono del 75%, soprattutto per merito dell’applicazione delle teorie di due criminologi americani James Wilson e George Kelling : questi due criminologi sostenevano che la criminalità è l’inevitabile risultato del disordine: “se una finestra è rotta e non viene riparata, chi vi passa davanti concluderà che nessuno se ne preoccupa e che nessuno ha la responsabilità di provvedere. Ben presto ne verranno rotte molte altre e la sensazione di anarchia si diffonderà da quell’edificio alla via su cui si affaccia, dando il segnale che tutto è possibile. In una città, problemi di minore importanza, quale graffiti. disordine nel rilascio dei rifiuti, macchine in doppia fila sono l’equivalente delle finestre rotte, ossia inviti a compiere crimini più gravi”. Questa teoria è una teoria epidemica della criminalità, la quale afferma che la criminalità è un fenomeno contagioso che parte dal degrado dell’ambiente circostante. L’applicazione di questa teoria da parte del sindaco Giuliani a New York e del suo capo del dipartimento di polizia William Bratton ebbe risultati strepitosi e fu imitata in vari luoghi e prese il nome di “Tolleranza Zero”, ovvero colpire in modo severo anche i reati più piccoli, tipo imbrattare un muro o viaggiare senza biglietto in tram, per togliere il contesto ideale al proliferare della criminalità maggiore. E’ vero che il contesto della Calabria degli anni duemila è diverso da quello della New York degli anni ottanta, ma alcune intuizioni di questa criminologia possono essere, a mio parere utilissime. E’ senza dubbio vero che il degrado ambientale, il disordine urbanistico, l’illegalità diffusa, ammorbano la vita quotidiana di noi calabresi e sarebbe senza dubbio salutare una iniezione di “Teoria delle finestre rotte” anche da noi. Oltre tutto l’applicazione di questa teoria è operativamente molto diversa dalle ricette tipo “invio dell’esercito” di cui si sente parlare oggi, o da palingenesi intellettuali di un elite di cervelloni. Per applicare questa teoria bisogna che funzionino gli enti locali, i nostri comuni, i nostri sindaci; una figura centrale diventerebbe quella del vigile urbano, figura quanto mai sottovalutata per il mantenimento della legalità. Il corpo dei vigili urbani dovrebbe fare quello che Bratton fece a New York, controllare severamente l’applicazione della legge per le mille piccole manchevolezze che creano il contesto ideale in cui la criminalità sguazza e trova giustificazione. Vigili da potenziare e specializzare nei nuovi impegnativi compiti, ma che potrebbero essere preziosi se vogliamo un futuro migliore, partendo dalle piccole cose, dal piccolo abuso edilizio, dalla macchina in doppia fila, dall’occupazione abusiva di suolo pubblico, dal deturpamento del verde etc. . Dare autorità e formazione ai vigili, istituire assessorati comunali al decoro pubblico, essere inflessibili su ogni piccola infrazione, potrebbe tagliare le gambe alla grande criminalità, quella che spara e ammazza, e potrebbe isolare, anche culturalmente, la criminalità organizzata che è la nostra croce . Da non dimenticare poi che l’applicazione di una tale teoria renderebbe migliore la nostra vita quotidiana, più pulito e bello il nostro ambiente.
Ma per applicare questi metodi anticrimine c’è bisogno di persone serie, di uno Stato serio e istituzioni serie, noi li abbiamo ? Io spero di si.
Francesco Zurlo
Portavoce Verdi Crotone